giovedì 28 aprile 2011

Lo scopo ultimo dell'arte marziale

Le arti marziali per quanto assurdo può sembrare servono per fare la pace non per fare la guerra, le arti marziali considerate nel senso stretto di ARTE.

Perchè dico questo, semplicemente perchè molti giovani necessitano di un'affermazione personale nella società, cercando il modo di riscattare i problemi nella supremazia sugli altri e molto spesso una gara, una competizione dove viene inculcato solo il concetto di vincere o perdere si trasforma in una stilizzazione della società, dove vince il più duro, il più cattivo e non l'armonioso e il giusto.


Chi dice che le arti marziali non vanno mai adoperate non è un vero praticante.

Un allievo chiese al maestro :-Come si concilia il Samurai che uccide con lo Zen?



Il maestro rispose :- Se combatti un avversario per andare oltre, la tua spada sarà nel giusto ma se combatti un avversario con il solo scopo di sconfiggerlo allora sarai solo un cane da combattimento.





Con la pratica delle arti marziali dobbiamo cercare di diventare delle persone migliori, impegnandosi ogni giorno sia nel dojo che fuori, vivendo nella cortesia e nella pazienza, ma soprattutto nel rispetto verso il prossimo e nell'elevazione della giustizia. Dobbiamo diventare noi stessi più di quanto non lo siamo già. Migliorarsi ogni giorno per noi stessi e per gli altri. La voglia di perfezionare ogni aspetto della vita e della disciplina, affrontare senza paura e con il sorriso ogni giorno che ci viene incontro ma non perchè deve essere per forza un buon giorno, ma perchè è un giorno, un'opportunità da non sprecare nel rispetto di chi non gli è stato concesso. E' difficile, molto difficile superare gli ostacoli della vita e tanto più lo è rialzarsi ogni volta che si cade, ma la nostra forza deve diventare la forza degli altri così che ognuno di noi possa diventare un mattone fondamentale di un indistruttibile società.

sabato 16 aprile 2011

La percezione


Oggi ho appreso una lezione veramente importante e soprattutto proveniente da un esponente dell'Aikido. Chiedendo spiegazioni riguardo al Maestro Ueshiba e alle sue particolari doti riguardo l'utilizzo del Ki ho avuto una grandissima illuminazione a riguardo.


Mi ha speigato fondamentalmente che il Ki non è altro che percezione. Quando noi siamo in pace il Ki è armonizzato intorno a noi in ogni direzione, mentre quando proviamo una forte emozione, ad esempio la rabbia incanaliamo il Ki in un unica direzione ed escludiamo tutto il resto. Sviluppare il Ki significa sviluppare il nostro sesto senso, la nostra percezione. In senso pratico questa può essere una risposta interessante agli interrogativi che ci poniamo quando leggiamo o sentiamo dire di persone che con la propria energia riescono a compiere imprese eccezionali, nulla di più falso.


Mi ha inoltre speigato che la meditazione, intesa sempre in senso pratico come respirazione nell'Aikido è praticata come vera e propria tecnica, tale da diventare anche qui parte integrante della pratica, in maniera un po' diversa dal Karate, ed è qui che trova spazio al meglio il proverbio

:- Le arti marziali sono Vie diverse per raggiungere la sommità della stessa montagna.


Il concetto che alla fine sta alla base delle vere arti marziali, del vero Budo è lo stesso, la stessa base per ogni disciplina. Come diceva Deshimaru Taisen


:- Praticare per essere, non per avere.


osu

giovedì 14 aprile 2011

Resistere fino alla fine

E' molto tempo che non scrivo, forse troppi impegni, troppi pensieri o semplicemente troppa poca voglia di riflettere seriamente su me stesso. Durante questo periodo sono state diverse le prove che ho affrontato, tutte molto personali, ma una in particolare mi ha reso e mi sta rendendo migliore, il desiderio di non abbandonarsi mai.


Ebbene grazie al Karate sono riuscito ad imparare un nuovo punto di forza da poter sfruttare anche fuori dal Dojo. Un principio che si può riassumere in una sola parola, OSU, che letteralmente e volgarmente significa avere la voglia di ribattere la testa su un determinato ostacolo da superare ad ogni costo.


Tutto questo è scaturito fuori durante una delle tante lezioni e durante uno dei più duri che si possa affrontare nella stessa, flessioni. Flessioni in ogni modo, perchè Questo Karate non solo ha la meravigliosa caratteristica di rimandare alle origini la disciplina ma ha la meravigliosa capacità di fantasticare su ogni modo possibile di migliorarsi in ogni piccolo aspetto. Così da una flessione a mano aperta si passa a concentrare la forza su ogni punto d'appoggio.


Nel mentre quindi stavo flettendo il mio corpo per la medesima volta verso terra ho avvertito la necessità di smettere, di porre fine al supplizio, una voce interna diceva :- Basta, fa male, posso smettere ho già dato... E nel mentre pensavo a questo mi sono girato verso un compagno anziano, che con una sola mano stava tenendo testa alla mia stessa prova. Non capivo, come poteva arrivare a tanto?


Dopo qualche giorno ho chiesto dubbioso consiglio al mio Maestro il quale mi ha dato la seguente indicazione :- Vedi, dopo un certo numero di esercizi il corpo comincia a cedere e supplicare, la mente viene influenzata da ciò e decide di porre fine, ma il corpo sa che può dare di più, solo che non se la sente. Allora tu dovrai addestrare la tua mente affinchè si tappi gli orecchi e apra la bocca per chiamare in causa lo spirito, il quale potrà dare sostgno al corpo e portarlo oltre il limite. E' il principio dell'OSU.


Allora ho cominciato a capire ciò che voleva dirmi. Osu vuol dire sbattere la testa contro il muro e continuare a farlo perchè c'è qualcosa di più dietro un semplice gesto, c'è la capacità di aprire i rubinetti dell'anima per unificare mente, corpo e spirito, per far si che niente sia impossibile, che niente ci impedisca di dare tutto per superare un ostacolo, è vero a volte il muro è così alto che non basta un semplice salto, ci vuole la voglia di scalarlo ed è li, quando il muro è più alto di ciò che sembrava che dobbiamo dare il massimo per raggiungere la cima, perchè se ci lasciassimo andare non faremmo altro che ricadere in basso e ricominciare tutto da capo.


A tal proposito vorrei aggiungere che durante una sessione di potenziamento sono riuscito ad evitare di ascoltare il mio corpo e proseguire oltre, così tanto che ad un certo punto mi sono ritrovato faccia a terra, i miei bracci non rispondevano più, erano stati zittiti dalla forza della mente, e in quel momento pur essendo a terra, pur non sentendo più gli arti sono rimasto soddisfatto e ho detto :- Ecco questo è l'unico limite che mi posso permettere, quando il corpo automaticamente deve spengersi per evitare un black-out, ma per il resto del tempo ci vuole solamente il massimo regime di consumo.


OSU