martedì 6 dicembre 2011

La mia sincera visione del Karate

Ho riflettuto su un argomento importante e riguardante il corretto apprendimento e riguardo l'acquisizione di uno spirito positivo. Leggendo il meraviglioso testo di Shigeru Egami "La via del Karate passi su una via vivente" e "Il cuore dell'Aikido" di Ueshiba si riesce a captare come le arti marziali non siano un fenomeno di contrasto ma un metodo di unione che va oltre il confronto.
Io ho sempre amato il Karate perchè ho sempre pensato che fosse una disciplina che potesse esistere anche nella pratica solitaria, a differenza dell'Aikido o del Judo che tecnicamente per esistere hanno la necessità di un compagno. Bene questa affermazione sul Karate è vera in parte e l'ho "sentita" realmente sulla mia pelle, grazie ancora alla nuova esperienza di insegnamento concessami. Da principio ho impostato la pratica incentrando l'attenzione sull'esecuzione nel vuoto, da istruttore osservando e correggendo, da praticante solitario concentrandomi su concetti come la fermezza della tecnica e la percezione del contesto. Poi sono arrivato al dunque, in tutto questo pensare al tutto credo di essermi scordato il fatto che anche il Karate senza un compagno non può ben esistere.
Ho cominciato quindi ad evolvere la mia pratica spostandola in piccole parti anche sulla "lotta" e sulla completezza secondo le direttive dei maestri Funakoshi, Egami e Myagi i quali sostenevano che il Karate non è solo calci e pugni ma anche controllo ravvicinato dell'avversario per far si che il karate stesso possa essere un'arte completa in tutto e per tutto. Ecco è stato proprio in questi momenti di studio a contatto, sia in fase di controllo simil-lotta che nelle fasi di applicazione della tecnica, nel bunkai caratteristico del karate, che ho sentito qualcosa di diverso.
Non saprei spiegare bene a parole questa sensazione, è come però se avessi sentito come un riempirsi dentro di me, si come se il mio spirito si riempisse di qualcosa, il contatto con i compagni è stata un'esperienza sempre provata negli anni di pratica ma forse adesso in questa mia ostentata astinenza di lavoro in coppia ne ho capito il vero valore. E non solo, mi sono anche reso conto che è possibile per i miei compagni imparare più velocemente perchè concretizzano qualcosa che nel vuoto ha una forma limitata, e se quindi ritengo importantissima la pratica continuativa ed estenuante nel vuoto per uno sviluppo spirituale adesso comprendo anche la necessità della sinergia tra le persone che non apporta solamente un beneficio tecnico qualitativo ma un'interazione tra due soggetti che imparano a relazionarsi in modi diversi dal semplice parlare e armonizzano gli altri sensi in una fusione spirituale.
Ecco questo ragionamento non vuole rasentare l'esoterico o il religioso, ma vuole essere un pensiero su una visione più chiara dei concetti espressi da molti maestri sulle arti marziali come veicolo di amore e di pace. Sicuramente quello da me sperimentato è solo il primo passo verso una più chiara e ampia comprensione certo è anche che ciò mi fa comprendere ancora di più l'inutilità della competizione come obiettivo primario. Nonostante la mia giovane età e relativa impulsività mi porti ad un'istintiva voglia di confronto libero, riesco a carpire, forse, quelli che sono i giusti risvolti del confronto.
Se esso è permeato da un'aura di pacifica e mutua sinergia il confronto libero può essere veicolo non solo di test personale ma anche metodo di apprendimento, se puntiamo poi questa visione su un karate che cerca di essere completo allora ognuno può trovare il suo personale spazio e armonizzarsi con una strategia corretta e adatta, sviluppata con le proprie capacità. Se cerchiamo di confrontarci senza sentire la necessità di dover opprimere l'oppositore ma solamente scambiare qualcosa allora entreremo in uno stato di unificazione costruttivo, se il nostro obiettivo è solo quello di dimostrare la nostra prestanza e superiorità la nostra unificazione sarà solamente un atto negativo e controproducente.

Apro una parentesi. Secondo me l'unificazione della mente, del corpo e dello spirito può essere sia negativa che positiva, il bene e il male sono le due parti che fondendosi formano l'equilibrio come ci insegna lo Zen. Ecco l'unificazione mente corpo è neutra, essa non ha obiettivo, non ha personalità, non ha anima, è un bel traguardo ma non è tutto, l'unificazione completa deriva dall'unione ad essi dello spirito che può essere sia positivo o negativo, la nostra energia può avere fonti differenti, per questo secondo me bisogna tenere sempre in considerazione anche il perchè!

Nei molti libri spiritualistico-marziali in cui mi sono imbattuto i maestri cercano sempre di esplicare un come. Come si arriva ad un determinato obiettivo, come si raggiunge un certo risultato o come una risposta possa arrivare. Poche volte però viene esplicato il perchè. E' giusto spiegare come arrivare ad una giusta unificazione ma non dobbiamo perdere di vista il perchè, ovvero l'atto scatenante che provoca la scintilla unificatrice. Sempre secondo me l'unificazione deve essere sorretta da una spinta positiva per non incorrere nel baratro e per poter raggiungere la luce, un'unificazione fondata solo su fattori che pongono il corpo in primo piano non sono corretti, non voglio addentrarmi troppo nella mia personale visione corporea, ognuno ha la sua immagine di fisicità, bisogna dare allo spirito il maggiore risalto, plasmarlo nel giusto modo e svilupparlo nella direzione giusta, ciò forse evita dei rimpianti credo, per questo mi sto scervellando verso una pratica che non abbia limiti che possa essere il veicolo di tutti.
Un Karate che possa dare ad ognuno un pizzico di tutto e che possa arricchire nella maniera giusta il praticante. Adesso capisco meglio cosa significa quando taluni maestri dicono che il karate è un mezzo per formare uomini. Non so se la mia visione è corretta ma credo fermamente che se in Dojo ci viene insegnato e ci sforziamo di accettare gli altri anche sotto forme diverse dai cinque sensi e impariamo ad interagire con il prossimo arriveremo al dunque che la tecnica è solo un mezzo così come il corpo è solo un contenitore, fondamentale ci mancherebbe, ma non è la parte importante.

E così adesso anche la pratica in solitario diventa una pratica migliore, perchè possiamo essere noi stessi il nostro compagno, ognuno ha il suo modo di visualizzarsi e provare ad interagire anche con una figura inesistente può essere un modo per trovare un giusto stimolo che vada oltre la perfezione tecnica e che rispecchi la giusta efficacia e un modo alternativo per raggiungere lo scopo primario, sconfiggere se stessi.

Come diceva Egami per certi aspetti del Karate, per arrivare al giusto dobbiamo prima sbagliare e capire l'errore, solo così sarà più chiara la Via. Se da prima l'insegnamento congiunto veicola due persone sotto una tecnica che impone un attacco e una difesa con lo studio approfondito si arriverà a capire che le due cose sono una sola e che non potrebbero esistere distintamente senza la presenza dell'altro. Quindi mi rendo conto sia difficile da spiegare, soprattutto da parte di una persona che ha ancora molto da scoprire ma si può andare oltre il combattimento, oltre il confronto, oltre l'attacco e la difesa e il raggiungimento della pace interiore arriva proprio quando si riescono a scindere tutti questi concetti ma sul come io ancora non mi espongo, non ci sono ancora arrivato però sul perchè possiamo fin da subito porre tutti la giusta attenzione, il resto arriva, o almeno così i grandi maestri ci hanno promesso...


OSU

Nessun commento:

Posta un commento