lunedì 27 giugno 2011

La vera esperienza

Essendo il Budo una disciplina che aiuta a crescere capita certe volte di trovare delle persone immature sotto il profilo morale. Esse hanno la ncessità di dimostrare la loro esperienza con la forza. Quando pratichiamo con un compagno di grado più basso dobbiamo incitarlo ad osare, così che possa crescere e migliorarsi con il consiglio di tutti e non solo del maestro. Purtroppo c’è chi non accetta ciò e al momento in cui il grado più basso si ritrova allo stesso livello del compagno anziano quest’ultimo accecato dalla superbia reprime l’iniziativa con la forza gettando in basso il compagno, dimostrando forzatamente le sue false capacità.

Quando un grado inferiore osa e arriva, significa che lo abbiamo sottovalutato e con questo dobbiamo essere felici per lui, applaudirlo ma allo stesso modo ciò implica che abbiamo abbassato la guardia e che dobbiamo riaprire gli occhi, agendo in un maggior impegno nella propria difesa. Chi si appresta a non accettare ciò, e accecato vuole imporsi con la forza non è sulla Via e trasporta con se anche il compagno che si vede bloccato in un circolo vizioso. Egli non potrà imparare ad applicare perchè al momento dell’apprendimento la sua iniziativa verrà ingiustamente bloccata e quando sarà cresciuto farà lo stesso con chi verrà dopo di lui.

Dobbiamo aiutare gli altri a crescere, il fatto di voler dimostrare la propria superiorità è segno di debolezza perchè inconsciamente non riconosciamo le nostre capacità e i nostri limiti, che esteriormente agli occhi degli altri sono già simboleggiate con la cintura che portiamo, la quale dimostra l’esperienza e non la forza. Dobbiamo prodigarci per gli altri e aiutarli ad essere se stessi, perchè la vera forza, la vera esperienza, la vera saggezza la si riscontra in un consiglio ricevuto non in un pugno ricevuto.

giovedì 9 giugno 2011

Il BuDo e la Morte

I Samurai sono in un certo qual modo i nostri precursori, in senso temporale e in senso marziale e seppure alcuni di noi non hanno legami culturali diretti con il Giappone sono un esempio che da praticanti di discipline giapponesi non possiamo ignorare. Essi come maestri del Budo e come praticanti del Bushido dettero una semplice spigazione al tutto.

:- Ho scoperto che la Via del Samurai è la morte (...) L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un Samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.

Queste frasi hanno un significato molto profondo nel budo ne assumono uno primario. Sappiamo che indipendentemente dall'arte impariamo anche il concetto di combattimento. E ponendo la nostra attenzione su ciò che facciamo possiamo capire che se noi accettiamo di studiare determinate pratiche allora noi entriamo in una condizione di accettazione della morte e della vita come unità di passaggio. Lo sportivo non può apprezzare questo, il budoka deve farlo dal primo giorno di pratica. Non è una condizione vivibile sin dal primo giorno ma il risultato della somma di una pratica continua. Non si può sperare di accettare questa realtà in poco tempo ma se ci convinciamo piano piano di ciò la nostra mente sarà libera e vivrà ogni esperienza con leggerezza e naturalezza, qui e ora, solo per quello che è il momento che stiamo vivendo. Non c'è passato e non c'è futuro quando si accetta ciò c'è solo la necessità di vivere il presente degustando ogni istante.
Tutto questo non significa desiderare di morire, ma solo aprire gli occhi e capire ciò che cos'è in realtà lo stato di vita e di morte e apprezzarle allo stesso modo come parte della nostra esistenza, senza cercare ne allontanare.